Il 20 Aprile è il giorno dell’anno preferito degli appassionati di cannabis, il Natale di tutti gli amanti dell’erba del mondo.
420 è il codice che identifica la cultura della marijuana e unisce una grande comunità che si ritrova ogni anno il 20 di Aprile a celebrare l’amore per la canapa.
Ma perché proprio il 4.20?
Su questo giorno speciale sono state raccontate tante leggende, ma la vera storia della giornata internazionale della cannabis è solo una e nasce in California negli anni ‘70, da un gruppo di teeneger innamorati, come tutti noi, di questa pianta meravigliosa.
La vera storia del 4.20
La vera storia del 4.20 comincia in una scuola superiore californiana, la San Rafael High School.
Mark Gravitch, Dave Reddix e Steve Capper facevano parte di un gruppo di studenti chiamati i “Waldos”, dall’usanza di ritrovarsi su un muro (wall in inglese) vicino alla statua di Louis Pasteur nel parco della scuola superiore, che avevano definito come loro punto di ritrovo per consumare cannabis, proprio alle 16.20, ovvero le 4.20.
All’inizio degli anni ‘70, la leggenda di una piantagione di marijuana abbandonata arrivò all’orecchio dei Waldos: secondo le voci, un ufficiale di Guardia Costiera aveva coltivato un campo di cannabis in un terreno abbandonato nei pressi della stazione di Point Reyes.
Entrati in possesso di una “mappa del tesoro” ideata dallo stesso proprietario del campo, gli studenti si misero alla ricerca del giardino segreto.
Ogni giorno i ragazzi si incontravano come al solito alle 4.20 nel muro vicino alla statua di Louis Pasteur e dopo aver fumato una canna, mettevano in atto quello che avevano soprannominato “piano 420 Louis”.
Purtroppo, dopo alcune settimane di ricerca i Waldos abbandonarono il piano, ma il termine 420 Louis entrò a far parte del gergo dei ragazzi della scuola di San Rafael.
Il legame tra 420 e il consumo di cannabis si diffuse tra tutti gli studenti, che usavano il termine per darsi appuntamento o per acquistare l’erba, senza farsi scoprire da genitori e insegnanti.
Diffusione del termine a livello mondiale
Come è possibile che un termine coniato da cinque ragazzi delle scuole superiori, sia diventato un codice identificativo a livello mondiale della comunità della cannabis?
Con tutta probabilità la leggenda del 420 sarebbe morta sul nascere se non fosse stato per la rock band Grateful Dead.
Proprio in quegli anni il gruppo si stabilì nella città dei Waldos, dove iniziarono una serie di concerti a cui grazie al fratello di Dave Reddix, amico del bassista Phil Lesh, presero parte anche i 5 studenti della San Rafael High School.
Ospitati spesso anche nel backstage dopo gli spettacoli, i Waldos trasmisero il termine alla famosa rock band, che se ne appropriò: così, passarono i successivi 35 anni a girare il mondo fumando erba e diffondendo il legame tra il numero 420 e il consumo di marijuana.
Intorno al 1990, il caporedattore della rivista High Times Steve Bloom vide un volantino a un concerto dei Grateful Dead che parlava del 4.20: rimastone colpito scrisse un articolo sulla sua rivista, punto di riferimento a livello mondiale della cultura della cannabis, attribuendo la nascita del termine al codice radio utilizzato dalla polizia per riferirsi all’abuso di marijuana.
I Waldos, allora solo teenager, nonostante la diffusione del termine non avevano rivendicato la paternità del 4.20 per paura delle ripercussioni sulla loro vita privata e lavorativa. A 30 anni dalla nascita della leggenda decisero però di raccontare la loro storia, portando al grande pubblico le prove che il termine 420 era stato utilizzato prima dei concerti dei Grateful Dead.
Mark Gravitch, Dave Reddix e Steve Cappe, i Waldos di cui conosciamo il nome, portarono al Huffington Post, un famoso blog statunitense, una bandiera che rappresentava la loro adolescenza, insieme ad alcuni ritagli di particolare interesse provenienti dal giornale della San Rafael High school: uno di questi su uno studente che durante il discorso del diploma come unico messaggio ai suoi compagni disse “420”!
Miti sfatati
Moltissimi prima della dichiarazione dei Waldos provarono a giustificare la nascita di questo termine, con le più disparate teorie, alcune alquanto discutibili.
Il caporedattore della rivista High Times Steve Bloom, suppose si trattasse di un codice radio della polizia usato negli Stati Uniti per indicare il consumo di marijuana, mentre altri pensarono a uno statuto giudiziario relativo alla cannabis. Ma questo non è possibile: i codici utilizzati dalla polizia variano da stato a stato e non esisteva nessuna legge “420” prima del 2003, quando su influenza del termine già in circolo, venne chiamato “420” un disegno di legge approvato dal senato americano in cui venivano stabilite le linee guida in merito all’uso di marijuana a scopi terapeutici
Un’altra teoria abbastanza assurda ne attribuisce la paternità a Bob Dylan: la famosa frase “Everybody must get stoned” proveniente dalla hit “Rainy Day Women No. 12 & 35” secondo alcuni avrebbe dato vita al mito perché il risultato di 12 x 35 è 420.
Secondo altri invece 420 sarebbe la data della morte di Bob Marley, che morì l’11 maggio 1981.
La data di nascita? Neanche, 6 febbraio 1945. In nessun modo il 420 può essere attribuito a Marley.
Infine, qualcuno crede che il 20 Aprile sia il giorno migliore per seminare l’erba, improbabile visto che momento giusto varia di regione in regione, a seconda delle temperature, del fenotipo e della zona del mondo in cui ci si trova.
Il 420 oggi
Storie, miti e leggende a parte, il 420 ha plasmato una fiorente subcultura internazionale, è diventato un simbolo di riconoscimento tra tutti coloro che vogliono dimostrare, in maniera non più così celata, la propria passione per la cannabis e ha dato vita alla giornata internazionale della cannabis, momento in cui in tutto il mondo si celebra questa fantastica pianta e si lotta insieme per la legalizzazione!
Buon 420 a tutti!